Archivio annuale 4 Dicembre 2021

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La nouvelle vague

Archiviato il dopoguerra, mentre la società si fa sempre più complessa, emergono le necessità dei nuovi protagonisti della cultura: i giovani, gli operai, le donne. Sono i prodromi dei movimenti di protesta del 1968, di cui il cinema si farà portavoce mettendo in discussione la cinematografia tradizionale, ormai troppo lontana dalla realtà.

In particolare in Francia, negli anni ’60, si assiste alla nascita di un nuovo movimento cinematografico che verrà definito “nouvelle vague” dai giornalisti. Stanchi del vecchio cinema francese, caratterizzato da un forte distacco dai problemi quotidiani, giovani cineasti come François Truffaut e Jean-Luc Godard si mettono al lavoro per mostrare alle nuove generazioni un modo di fare cinema più fedele alla realtà della vita nelle strade delle città.

È un movimento cinematografico di rottura che mira a schernire il passato nelle sue forme autoritarie, mostrando una sincerità mai vista prima d’ora: la giovane età dei registi, la stessa dei ragazzi della Francia dell’epoca, crea un immediato legame col pubblico a cui si rivolgono; anche se girati con poche risorse, i loro film aprono le pagine del diario intimo di una nuova generazione che ribolle sotto la sua apparente disinvoltura e può finalmente vedere se stessa sullo schermo.

La nouvelle vague vive di scelte poetiche e stilistiche figlie in parte del neorealismo italiano: le sceneggiature sono aperte, pronte a essere contaminate dall’improvvisazione, le riprese vengono fatte all’aperto o in interni non ricostruiti. Rispetto a Hollywood, è un cinema nuovo, fresco, diretto, spontaneo e immediato, che rimette in discussione i canoni del linguaggio tradizionale. Mentre i film statunitensi nascondono il mezzo cinematografico, i registi francesi cercano di rivelarne la presenza attraverso la rottura delle regole. Così in “Fino all’ultimo respiro” Jean-Paul Belmondo parla direttamente alla telecamera durante il suo monologo.

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Walt Disney

Accanto alla produzione cinematografica tradizionale, si è sviluppato il cinema d’animazione, favorito dall’introduzione del sonoro. Il primo cortometraggio di questo genere risale al 1928: si tratta di “Dinner Time”, diretto da Paul Terry. Nonostante il poco successo, trova un importante ammiratore e imitatore in Walt Disney, che solo tre mesi dopo presenterà sullo schermo il personaggio di Topolino proiettando “Stemboat Willie”.

Disney intuisce subito l’importanza della musica per i suoi cartoni animati, così inizia a perfezionare la tecnica che verrà chiamata Mickey Mousing, sperimentando sul sonoro attraverso la sincronia tra le azioni sullo schermo e gli effetti sonori (suoni onomatopeici e musica di accompagnamento). Con i fondi del produttore Pat Powers, produce e distribuisce Cinephone, un sistema di sincronizzazione sonoro.

Il successo di “Stemboat Willie” lo spinge a sonorizzare anche i due precedenti capitoli dedicati a Topolino, creando una perfetta sinergia tra l’immagine animata e gli effetti sonori. Manca un ultimo tassello, il colore: Disney utilizzerà il processo di colorazione a tre colori della Technicolor per il suo cartone animato del 1932 “Flowers and Trees”, che vincerà l’Oscar in qualità di miglior cortometraggio d’animazione, segnando l’inizio della fortuna degli Walt Disney Studios.

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I migliori film di animazione

In principio vi fu “Biancaneve e i sette nani”, il primo lungometraggio di animazione in grado di rivaleggiare il cinema classico. È un’impresa storica che Walt Disney realizzò pensando già al futuro, con altri film pronti a essere realizzati grazie all’uso delle migliori tecnologie del settore. Fra questi rientra “La carica dei 101”, realizzato in modo innovativo utilizzando lucidi fotocopiati anziché i disegni di ogni fotogramma.

“Chi ha incastrato Roger Rabbit?” è uno di quei film che ha catturato l’immaginario di più generazioni. Mescolando sapientemente animazione e live action, la pellicola esce alla fine degli anni ’80, in un periodo in cui il pubblico sembra aver perso interesse per i cartoni animati. L’esperimento è notevole perché si avvale di un cast di personaggi d’eccezione, provenienti dai più disparati studi di animazione.

“La città incantata” è il bellissimo lungometraggio d’animazione di Hayao Miyazaki vincitore del festival di Berlino nel 2002 e dell’Oscar come miglior film del suo genere nel 2003. Consacra definitivamente l’immaginario culturale giapponese in occidente.

A rivoluzionare il genere a metà degli anni ’90 è “Toy Story”: realizzato dalla Pixar in computer grafica, incanta ragazzini e adulti di tutto il mondo con una narrazione sofisticata e delle immagini virtuali che indicano la strada da seguire per concepire in modo nuovo l’animazione.

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I film più rivoluzionari

“Nascita di una nazione” è un film muto di David Wark Griffith uscito nel 1915 conosciuto e apprezzato per il suo stile innovativo, caratterizzato da trovate espressive all’avanguardia per l’epoca, come i silenzi, la suspense e le soluzioni drammatiche. Al centro della pellicola vi è la sceneggiatura, che non è circoscritta al semplice racconto degli eventi (le relazione tra nordisti e sudisti ai tempi della Guerra di secessione americana), bensì risalta per la narrativa verosimile e la recitazione altamente credibile.

Sebbene sia spesso citato come il primo film di fantascienza, “Star Wars” è in realtà la pellicola che ridefinisce il genere e lo consacra definitivamente al grande pubblico. Scritto e diretto da George Lucas e uscito nel 1977, è una vera e propria epopea (che infatti avrà tantissimi sequel e prequel) che incanta con i suoi effetti speciali e le ambientazioni spaziali.

Combattimenti con spade laser, navicelle che sfrecciano nel vuoto, temi mitologici e atmosfere western si fondono in una trama molto intricata ma ben orchestrata che offre un’esperienza unica per l’epoca.

Uscito nel 1994, “Pulp Fiction” annuncia a tutto il mondo l’estro e l’irriverenza di Quentin Tarantino, autore e regista del film. Con un cast stellare che vede la partecipazione di attori del calibro di John Travolta, Samuel L. Jackson, Uma Thurman e Bruce Willis, racconta una vicenda pulp che si articola attraverso quattro storie intrecciate fra loro e prive di alcun fine morale.

Grazie ai dialoghi surreali, alle scene di violenza più splatter che cruente, alle numerose citazioni dei miti della cultura popolare, Pulp Fiction proclama il trionfo della finzione sulla realtà, diventando immediatamente un cult non solo tra i giovani ma anche tra gli addetti ai lavori.

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I registi più importanti

Steven Spielberg

Steven Spielberg è il padre del cinema che fa sognare grandi e piccini: il regista americano ha diretto alcune tra le più importanti pellicole della storia del cinema moderno, rinnovando nel tempo la fama di Hollywood. La sua capacità di raccontare grandi storie in modo semplice, parlando a un pubblico molto ampio senza mai scontentare nessuno, ha reso celebri film come “E.T. l’extra-terrestre” (1982), la saga di Indiana Jones (a partire dal 1984) e Jurassic Park (1993).

Quentin Tarantino

Le opere di Tarantino hanno rappresentato uno spartiacque nella cinematografia moderna: esploso con “Le Iene” (1992), si consacra al mondo con “Pulp Fiction” (1994), mostrando a tutti il suo stile bizzarro ed eccentrico che mescola la cultura popolare di horror, western e poliziesco a continue citazioni di registi italiani quali Dario Argento e Sergio Leone.

Alfred Hitchcock

Il maestro del giallo e del thriller, di cui ha creato gli stilemi e innovato il linguaggio cinematografico: celebri i lunghi piani sequenza o i montaggi di più inquadrature di una stessa scena.

Stanley Kubrick

La genialità di una mente complessa che ha partorito capolavori concettuali come “2001: Odissea nello spazio”, film satirici come “Il dottor Stranamore”, pellicole stranianti come “Arancia meccanica”, drammi psicologici come “Eyes Wide Shut”.